sabato 5 novembre 2011


Il vento dei ricordi, soffia leggero sulle menti dei deboli, creando in loro un profondo oblio, e cancellando ogni lume di dolcezza dai loro occhi stanchi.
Il vento dei ricordi, soffia impetuoso tra i flutti del tempo, riportanto a galla le sensazioni di un passato, ormai perso.
Il vento dei ricordi soffia tra i menadri del cuore, sollevando dubbi e dolori che si pensavano assopiti.
Il vento dei ricordi accarezza lieve le tue guance arrossate per tornare da me con una tua lacrima.

venerdì 4 novembre 2011

Avete mai pensato a quanti modi di dire siano entrati nel linguaggio comune?



Se di due persone di dice "Il gatto e la volpe" sottointendiamo che siano dei furbi trafficoni.

Se diciamo:

Fare i conti senza l'oste.
Agire senza considerare le possibili difficoltà.

È inutile piangere sul latte versato.
È inutile lamentarsi/pentirsi dopo/per aver fatto qualcosa.

Dormire sugli allori.
Adagiarsi.

Avere un chiodo fisso.
Avere un'idea fissa / una fissazione.

Avere la testa fra le nuvole.
Essere distratti.

Fare orecchie da mercante.
Far finta di niente, di non ascoltare.

Essere un libro aperto per qualcuno.
Non avere segreti.

Cercare un ago in un pagliaio.
Si usa quando è difficile o quasi impossibile trovare qualcosa.

Trovare il pelo nell'uovo.
Cercare ogni scusa.

Avere paura della propria ombra.
Aver paura di tutto.

Alzarsi con il piede sinistro.
Essere di cattivo umore. Anche, incorrere in una serie di contrattempi.

Avere un diavolo per capello.
Essere particolarmente nervosi/arrabbiati.

Gettare la spugna.
Arrendersi.

Conoscere qualcosa o qualcuno come le proprie tasche.
Conoscere benissimo qualcosa o qualcuno.

Non promettere mari e monti.
Non fare promesse che non si possono mantenere.

Mettere qualcuno in riga.
Imporre la disciplina a qualcuno.

Non tutte le ciambelle escono col buco.
Non sempre le cose riescono come si vorrebbe.

Fare l'avvocato del diavolo.
Sostenere idee e opinioni in contrasto con quelle altrui per dimostrarne l'inconsistenza.

Avere l'argento vivo addosso.
Essere molto vivaci ed irrequieti.

Avere le ali ai piedi.
Correre molto velocemente.

Essere pazzo come un cavallo.
Essere completamente pazzo.

Salvarsi per un pelo.
Salvarsi all'ultimo minuto, appena in tempo.

Avere l'aspetto di un cane bastonato.
Avere l'aspetto di una persona che è stata maltrattata/criticata aspramente.

Chi la dura la vince.
E' importante perseverare per raggiungere i propri obiettivi.

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi.

Mogli e buoi dei paesi tuoi.
Meglio sposare una persona del proprio Paese, perché è più facile capirsi.

Meglio soli che mal accompagnati.
E' preferibile restare soli piuttosto che frequentare cattive compagnie.

Meglio tardi che mai.

Trovare l'America.
Trovare il posto (o la persona) migliore in assoluto.

Ampliare i propri orizzonti.
Ampliare le proprie opportunità.

Piovere sul bagnato.
Quando una persona già ricca continua ad arricchirsi.

Restarci di sasso.
Essere stupiti.

Morire dalla voglia di ...
Non riuscire ad aspettare.

Lavarsene le mani.
Fregarsene, disinteressarsi, infischiarsene.

Non vedere l'ora.
Non riuscire ad aspettare.

Non male vero ???
Oggi vi lancio una sfida.

Volete dirci chi secondo voi, interpreta l'amore nel modo che più vi appassiona?
Un poeta che con i suoi versi vi ha toccato il cuore.
Un attrice che con la sua interpretazione ha fatto vibrare le corde dei vostri sentimenti.
Un racconto tramandato o scritto che avete sentito da bambini, o la storia di una coppia di anziani che raccontava la loro vita insieme.
Insomma ciò che vi ha fatto piangere, sorridere, imprecare, ma ha profondamente aperto la via del vostro cuore.
Condividetela con noi e ne gioiremo insieme.

giovedì 3 novembre 2011

Le parole che non ti ho detto...


Le parole non dette, quelle che ti divorano l’anima, quelle che ti accorgi di quanto sarebbe stato importante dirle solo quando l’altra persona non c’è più, quando la perdiamo, qualsiasi sia il motivo della perdita, reale o dal nostro cuore.
Ma perché è così difficile dire ciò che proviamo, ciò le parole che ci detta il nostro cuore?
Perché abbiamo sempre paura dei nostri sentimenti e di mostrarci per ciò che siamo veramente?
E voi riuscite a dire ciò che pensate o provate?



Vi lascio con questa citazione tratta dal film “Le parole che non ti ho detto” di Luis Mandoki:
“Per tutti coloro che amano, hanno amato e ameranno. Alle navi in navigazione e ai porti di scavo, alla mia famiglia e a tutti gli amici ed estranei: questo è un messaggio e una preghiera. Il messaggio è che i miei viaggi mi hanno insegnato una grande verità: io ho già avuto quello che tutti quanti cercano ma che soltanto pochi trovano, la sola persona al mondo che ero destinata ad amare per sempre. Una persona ricca di semplici tesori che si è fatta da sola e che da sola ha imparato. Un porto in cui mi sento a casa per sempre e che nessun vento, nessun problema potranno mai distruggere. La preghiera è che tutti al mondo possano conoscere questo genere d’amore ed essere da esso sanati. Se la mia preghiera sarà ascoltata saranno cancellati per sempre tutti i rimpianti e tutte le colpe e avranno fine tutti i rancori”.

mercoledì 2 novembre 2011

Oggi vorrei parlarvi di:
Il piccolo principe (Le Petit Prince) è l'opera più conosciuta di Antoine de Saint-Exupéry. Pubblicato il 6 aprile 1943 da Reynald & Hitchcock in inglese, e qualche giorno dopo in francese, è un racconto molto poetico che, nella forma di un'opera letteraria per ragazzi, affronta temi come il senso della vita e il significato dell'amore e dell'amicizia. È fra le opere letterarie più celebri del XX secolo e tra le più vendute della storia: è stato tradotto in più di 220 lingue e dialetti e stampato in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo.
In un certo senso, costituisce una sorta di educazione sentimentale. L'opera, sia nella sua versione originaria che nelle varie traduzioni in decine di lingue, è illustrata da una decina di acquerelli dello stesso Saint-Exupéry, disegni[1] semplici e un po' naïf che sono celebri quanto il racconto.
Gli stessi disegni sono stati utilizzati per creare le copertine del libro. Ad oggi ne sono state stampate ben 657.789 differenti[senza fonte] rielaborazioni.
Il racconto è dedicato al bambino che fu Léon Werth, amico dell'autore, il quale qualche mese più tardi scrisse d'essersi pentito e che avrebbe dovuto dedicarlo alla moglie Consuelo Suncín (1902-1979). L'autore lo scrisse negli Stati Uniti, mentre abitava nella "Bevin House" di Asharoken, Long Island, NY.


Un pilota di aereo, precipitato nel deserto del Sahara, incontra un bambino semplice, che gli chiede "Mi disegni una pecora?". Stupito, per la situazione in cui si trovano, il pilota non capisce il perché di questa ed altre richieste strane del bambino. Questi, poco per volta, dice di essere il principe di un lontano asteroide, sul quale abita solo lui e una piccola rosa, molto vanitosa, che lui cura e ama.
Il piccolo principe racconta che, nel vagare per lo spazio, ha conosciuto diversi personaggi strani, che gli hanno insegnato qualche cosa. La cura per la sua rosa lo ha fatto soffrire molto, perché spesso questa si è mostrata scorbutica. Ora però che è lontano, il Piccolo Principe scopre piano piano che le ha voluto bene, e che anche lei gliene voleva. Purtroppo però non si capivano. Il piccolo principe, proveniente dall'asteroide B612, aveva bisogno della pecora per farle divorare gli arbusti di baobab prima che crescessero e soffocassero il suo pianeta.
E da qui inizia il racconto dei pianeti che il piccolo principe ha visitato, con gli strani personaggi che li abitano. Da ciascuno di essi il piccolo principe se ne va con l'idea che i grandi siano ben strani, e con un piccolo insegnamento per sé:
un pigro, che ha trascurato i baobab del proprio pianeta da piccoli, ha scoperto che se si lasciano crescere i baobab, questi soffocano tutto quello che c'è;
il signor Cremisi, su un altro pianeta, ha passato la vita a contare le stelle, allo scopo di diventare più ricco e comprare altre stelle, senza amare nessuno, ripetendo come un fungo: "Io sono una persona seria";
un vecchio re solitario, che si crede onnipotente, cerca di farlo suo ministro, dando ordini solo in modo da essere sempre ascoltato;
un vanitoso chiede solo di essere ammirato e applaudito, senza ragione;
un ubriacone beve per dimenticare la vergogna di bere;
un lampionaio deve accendere e spegnere il lampione del suo pianeta ogni minuto, perché il pianeta gira a quella velocità; per quest'uomo il piccolo principe prova un po' di ammirazione perché è l'unico che non pensa solo a se stesso;
un geografo sta seduto alla sua scrivania ma non ha idea di come sia fatto il suo pianeta, perché non dispone di esploratori da mandare ad analizzare il terreno e riportare i dati.
Questi consiglia al piccolo principe di visitare la Terra, sulla quale finalmente il nostro protagonista giunge, con grande stupore per le dimensioni e per la quantità di persone. Il suo primo incontro, nel deserto, avviene con un serpente, simbolo della morte, che però è vista in senso positivo, come l'inizio di un viaggio. Proseguendo con il suo viaggio, egli incontra un piccolo fiore, delle alte cime, ed infine un giardino pieno di rose fiorite. La sua rosa aveva raccontato al piccolo principe di essere l'unica di quella specie in tutto l'universo, e quindi egli rimane molto deluso da questa scoperta. Ma non fa in tempo a pensarci molto, che compare una piccola volpe, che gli chiede di essere addomesticata e di essere sua amica. La volpe parla a lungo con il principe dell'amicizia, della sua rosa, che in realtà è unica al mondo per le cure e l'amore che lui le ha prodigato; poi, alla fine del loro incontro, gli rivela il suo segreto: "Non si vede bene che col cuore; l'essenziale è invisibile agli occhi".
Il principe incontra poi un indaffarato controllore, che non sa giustificare la ragione per cui la gente va avanti e indietro sempre di fretta; l'ultimo interessante incontro è con un venditore di pillole che calmano la sete, facendo risparmiare un sacco di tempo. Dopo aver ascoltato tutto il racconto del piccolo principe, il pilota non è riuscito a riparare l'aereo e ha terminato la scorta d'acqua. Ecco allora la proposta assurda e ingenua del bambino: "Anch'io ho sete… cerchiamo un pozzo… ".
Dopo una giornata di cammino, i due si fermano stanchi su una duna ad ammirare il deserto nella notte, bellissimo nella sua maestosità, ma bellissimo soprattutto perché "ciò che abbellisce il deserto", disse il piccolo principe, " è che nasconde un pozzo in qualche luogo…". Di qualunque cosa si tratti, quello che fa la sua bellezza è invisibile. Con in braccio il bambino addormentato, il pilota cammina tutta la notte, e finalmente all'alba scopre il pozzo. "Un po' d'acqua può far bene anche al cuore" commenta il piccolo principe, e bevono entrambi con gioia. Il pilota torna al lavoro al suo apparecchio, e la sera seguente ritrova il piccolo principe ad attenderlo su un muretto accanto al pozzo, mentre parla con il serpente che aveva incontrato. Il piccolo principe tornava lì, dopo un anno dall'arrivo sulla terra, per tornare al suo pianeta. Il serpente, con il suo morso, era il mezzo per potersi liberare del corpo, troppo pesante per arrivare così lontano. E così, nella notte, in una scena struggente, il piccolo principe fa il grande passo per ritornare dalla sua rosa. Il suo corpo cade a terra, esanime, ma "sarà come una vecchia scorza abbandonata". Ancora una volta, "l'essenziale è invisibile agli occhi".
E il piccolo principe così, forse, ritorna dalla sua rosa, con la pecora, la scatola e la museruola. E lascia in regalo al pilota il suo sorriso, il suo messaggio, e un mare di stelle da guardare, sapendo che lassù, da qualche parte, un piccolo principe sta prendendosi cura della sua rosa.
Wikipedia

martedì 1 novembre 2011


Ieri, mi sono ritrovata a dover cercare un regalo per un compleanno.
Come sempre, sono partita decisa su cosa segliere e su cosa fare, ma poi davanti ad una pasticceria mi sono fermata ad "assaporare" la bellezza di alcuni piccoli fiori di zucchero. Questo mi ha fatto pensare al fatto che sicuramente, anche se io li trovavo deliziosi, non sarebbero piaciuti alla persona a cui dovevo fare un presente.
Così mi sono seduta in un bar, sola con un caffè fumante, e ho cominciato a chiedermi se realmente, quando facciamo un regalo o quando diamo un consiglio a qualcuno che ci è caro, lo facciamo pensando e accettando quello che lui/lei pensano o semplicemente vogliamo che loro siano una nostra emanazione. E quindi che quello che va bene per noi, sia perfetto anche per loro.
La risposta è molto difficile, molto complessa ed articolata, perchè quando ci comportiamo in questo modo, la nostra mente ci suggerisce che lo facciamo per il bene della persona a cui siamo affezionati, o per la sua crescita o per mille altri motivi, tutti sicuramente buoni.
Ma, la realtà forse è molto diversa e talvolta molto egoistica.
Insomma a furia di perdermi nel mio mondo di pensieri, alla fine ho pagato il caffè e sono tornata a casa senza un regalo !!
Vi chiedo, concordate con me che scegliere per gli altri sia difficile e che a volte tendiamo a uniformare gli altri a noi o siete di altro parere?

lunedì 31 ottobre 2011



Che cosa ne pensate delle manifestazioni, diciamo, leggermente al difuori della normalità. Di tutti quei fenomeni che rasentano l'impossibile e che classifichiamo come un "sesto senso".?
Ieri mi è capitato di imbattermi in un evento decisamente particolare.
Ho sentito questa conversazione:
Una Signora raccontava...
"Una persona a me vicina, dopo lunga malattia è venuta a mancare. Ho avuto la notizia quasi in simultanea, forse pochi minuti dopo la sua morte.
Mentre ricevevo la telefonata sul telefono di casa, mi suonava il cellulare ed un'altra persona mi chiedeva notizie della defunta, asserendo di aver sentito un forte dolore al petto e una confusione mentale che l'aveva portata a pensare che fosse successo qualche cosa."
Ora, il resto della conversazione non è importante per noi, quello che vorrei chiedervi è, credete che questi fenomeni possano succedere?
Che alcune persone siano legate tra loro da un filo sottile ed invisibile tanto forte da trasmettersi a vicenda le proprie sensazioni? o pensate che semplicemente certe notizie, sono annunciate dagli eventi, e quindi semplicemente il nostro cervello le elabora?

domenica 30 ottobre 2011


Venerdì scorso in un antico caffè di Torino di via Santa Chiara, davanti ad un pubblico attento e trepidante è stato presentato il nuovo libro di Katia Bernacci e Laura Audi.
Un giallo intitolato “Torino rosso porpora”, edito da una nuova, ma attivissima casa editrice la Vis Vitalis.
Rosso è il colore che disegna la mappa di una Torino misteriosa , che si insinua nelle sue vie più segrete, e dietro le porte chiuse delle storiche ville della collina, in un vortice di omicidi e segreti.
Il tutto condito da tocchi di originalità e riferimenti storici.
Le due autrici non sono nuove all’esperienza della scrittura a quattro mani, avendo già pubblicato insieme “Sindone destinazione Torino”.